I bambini bilingue sono un aspetto sempre più diffuso. Se stai leggendo questo articolo e il tuo partner proveniene da un paese diverso, nel momento in cui nasceranno dei figli dovrai affrontare il problema della doppia lingua così come ho fatto io.
Apprendere una lingua straniera è un percorso difficile che richiede molto studio. I genitori provenienti da paesi diversi hanno la possibilità di donare ai loro figli la conoscenza di ben due lingue madri. Per questo occorre però seguire tutta una serie di regole pedagogiche.
Indice
Premessa
Lo dico da padre: il bilinguismo è il primo grande regalo che un genitore possa dare ai figli. Si dona da subito una grande competenza lingustica, elasticità mentale e amore per entrambi i paesi. Non esistono lingue di second'ordine, entrambe le lingue dei genitori sono fondamentali a prescindere da dove si abita. Sono felicisissimo del percorso che abbiamo intrapreso in famiglia e, dopo anni, posso dirvi che anche i miei figli apprezzano molto questo valore aggiunto.
Quanto raccontato in questo articolo è frutto della mia esperienza come padre di due bambini italo-polacchi. Non avendo studi pedagogici alle spalle ci possono essere inesattezze e situazioni inadeguate ad altri bambini. Il consiglio è quello di affidarvi a uno psicologo esperto in bilinguismo che possa consigliarvi in base al vostro contesto familiare.
Bambini bilingue, cosa fare alla nascita
Se la vostra è una coppia italo-polacca e state per diventare genitori, affronterete l'utilizzo dell'italiano e del polacco nella vita quotidiana. Questo ha riguardato anche il sottoscritto.
I figli di coppie italo-polacche rimangono a vita legati sia all'Italia che alla Polonia. Sin dalla nascita ottengono la doppia cittadinanza e spesso considerano i due paesi come le loro case. Il fatto di essere nati anche come cittadini europei non può far altro che rafforzare questo sentimento.
Molto dipende dall'approccio dei genitori sin dalla loro nascita. Io e mia moglie abbiamo deciso di educare i nostri figli trasmettendo a loro sia l'Italia che la Polonia come i loro paesi di appartenenza senza alcuna distinzione.
Un genitore, una lingua
Lo stesso vale con la lingua, per noi è sempre stato di grande importanza l'apprendimento dell'italiano e del polacco come lingue madri. Per questo abbiamo seguito una regola fondamentale applicata sin dalla nascita dei nostri figli, ovvero un genitore, una lingua.
L'applicazione è molto semplice. Essendo italiano, mi sono sempre rivolto ai miei figli solo ed esclusivamente in italiano mentre mia moglie non ha mai trasgredito dalla regola di parlare con loro solo in polacco. Sin dalla loro nascita.
Questo sebbene io parli correttamente in polacco e mia moglie abbia un perfetto italiano. Alla fine non è stata una regola difficile da seguire, è bastato parlare ciascuno la propria lingua madre. Per questo ciascuna famiglia può seguire questa regola.
La regola dei due sacchi
Premetto che così mi è stata spiegata, anche qui un qualsiasi psicologo esperto nell'argomento può intervenire.
Immaginiamo che ogni bambino bilingue sia dodato di due sacchi, uno rappresenta l'italiano, l'altro il polacco. Ogni bambino bilingue apprende qualsiasi parola in entrambe le lingue e ciascuna deve essere inserita nel sacco corretto.
Se il bambino bilingue ha in mano una penna, automaticamente inserisce la parola penna nel sacco della lingua italiana e długopis in quella polacca. Così avviene tutti i giorni della sua vita. Ogni volta, il bambino deve setacciare questi due sacchi alla ricerca della parola corretta.
Il problema è che, fino a un'età di dieci-dodici anni questi due sacchi sono mescolati fra di loro. Ciò comporta che il bambino bilingue nei primi anni di elementare è mentalmente un anno indietro rispetto ai suoi coetanei monolingue.
Più il bambino cresce, più questi due sacchi si vanno separando fra di loro. Una volta completato il processo di separazione dei due sacchi, il bambino compie un salto a livello mentale che lo porta a trovarsi un anno avanti rispetto ai suoi coetanei.
A quel punto il bambino bilingue è in grado di utilizzare il suo cervello con minor fatica rispetto ai bambini monolingua permettendo una maggiore facilità di analisi e apprendimento.
I primi anni
Vivendo in Polonia, ho notato nei miei figli una certa dominanza della lingua polacca rispetto all'italiano. Sicuramente ha influito la frequentazione sia del nido che dell'asilo già dopo il primo compleanno.
Dato che io e mia moglie parliamo fra di noi in italiano, la dominanza del polacco è stata mitigata in quanto l'italiano è la lingua maggiormente parlata in casa. Entrambi i miei figli hanno cominciato a parlare in un'età simile ai loro coetanei e nonostante il bilinguismo non ho notato il benché minimo ritardo.
Al loro rivolgersi a me in polacco, pur conoscendo bene la lingua ho sempre risposto con un laconico non ti capisco. Questa è stata una chiave importante perché li ho sempre forzati a rivolgersi a me in italiano fomentando le loro capacità di analisi. Se i miei figli vogliono una risposta da me, la domanda deve essere rivolta in italiano.
Esempio pratico: mio figlio all'età di un anno voleva andare a giocare in cortile, con il ditino mi mostrava il luogo e diceva tam, tam. Alla mia risposta non ti capisco, dopo qualche secondo di riflessione ha ripreso a indicare lo stesso luogo dicendo lì, lì con mia enorme sorpresa.
Durante i primi due anni di vita, il rivolgersi a me in italiano appariva difficoltoso e richiedeva un certo sforzo. Tuttavia non ho mai trasgredito alla regola "un genitore, una lingua". Non mi sono mai rivolto a loro in polacco per aiutarli e rispondevo sempre "non ti capisco". Dovevano arrivarci da soli. Con la loro crescita, il rivolgersi a noi nella lingua opportuna è diventato del tutto naturale.
Passando un periodo prolungato in Italia o ricevendo visite dall'Italia ho notato un rapido cambiamento e una notevole facilità di adattamento nell'utilizzo dell'italiano nella loro quotidianità. Posso concludere che già dal secondo compleanno, entrambi i mie figli erano in grado di rivolgersi in italiano o in polacco in base a chi si trovavano di fronte.
Già prima del periodo scolastico erano in grado di far da traduttori fra i loro nonni italiani e polacchi.
Bambini bilingue e la scuola
Vivendo in Polonia, ho dovuto affrontare le differenze rispetto alla scuola italiana. Già il considerare il percorso di studi identico a quello da me affrontato in Italia è stato un errore.
Innanzi tutto, la cosiddetta zerówka affrontata all'asilo si può considerare alla stregua della prima elementare in Italia. Questo spiega il motivo per cui in Polonia si va a scuola a sette anni. Il maggiore dei miei figli ha cominciato la scuola a cinque anni e nove mesi e ciò ha comportato tutta una serie di difficoltà soprattutto nei primi anni.
Prima di decidere se mandarlo a scuola o proseguire con un altro anno di asilo, è stato giudicato sia dagli insegnanti dell'asilo che da psicologi infantili. L'opinione è stata positiva a condizione che la sua classe fosse costituita solo da bambini di sei anni. Questo per evitare eccessive differenze di età e di preparazione. Così è stato.
Il problema è che gli psicologi consultati non avevano esperienze con bambini bilingue. Di conseguenza il fattore è stato completamente trascurato. Per questo il primo anno scolastico è stato quello più difficile perché il bambino non era mentalmente pronto. In parole povere, voleva giocare anziché rimanere seduto a leggere e scrivere.
Con la crescita il rendimento scolastico è migliorato superando, anche in modo soddisfacente, lo scoglio della quarta elementare, anno in cui le difficoltà aumentano in maniera notevole rispetto alla terza.
La stessa situazione non si è verificata con la secondogenita andata a scuola a sei anni e mezzo. Da subito i suoi risultati sono stati eccellenti. La motivazione ci è stata spiegata solo al termine del primo anno scolastico da una psicologa esperta in bilinguismo.
Fratelli e sorelle bilingue
Sono padre di due figli e vivendo in Polonia è sempre stato per loro naturale parlare fra di loro in polacco.
Ho provato ad applicare una regola di buon comportamento, ovvero di spingerli a parlare fra di loro in italiano qualora la lingua del gruppo fosse stata l'italiano. Ad esempio quando a casa abbiamo ricevuto visite dall'Italia da parte di nonni, zii, cugini o amici.
L'applicazione di questa regola non è semplice ma l'ho ritenuta importante come forma di rispetto verso gli ospiti. L'uso del polacco nonostante la dominanza dell'italiano nel gruppo l'ho sempre intesa alla stregua del parlare all'orecchio.
I risultati sono stati altalenanti. L'utilizzo dell'italiano fra fratello e sorella si è spesso focalizzato su argomenti mirati a farsi sentire appositamente da me come nel caso di un litigio. Sentivo dal loro modo di parlare che si trattava una forzatura volutamente cercata, tuttavia bisogna apprezzare la loro furbizia.
Una differenza sostanziale l'ho notata dopo un mese passato in Italia e in assenza della madre. Fra di loro le conversazioni in italiano sono state sempre più frequenti e il cambio è avvenuto in maniera del tutto naturale senza il mio intervento.
Con l'arrivo della madre hanno ripreso a parlare fra di loro in polacco con maggior frequenza ma utilizzando comunque l'italiano in gruppo.
Capacità di analisi dei bambini bilingue
Negli anni ho notato lo sforzo di cercare soluzioni alle lacune linguistiche utilizzando l'altra lingua, soprattutto in italiano dato che fra le due lingue è quella che conoscono meno bene.
Alcuni esempi sono ho zabrato anziché ho preso in quanto in polacco si traduce zabrałem. Dopo un mese in Italia uno dei miei figli ha utilizzato, durante una conversazione in polacco, la parola dormiłem al posto di spałem che naturalmente vuol dire ho dormito.
Un caso interessante l'ho notato quando mio figlio aveva circa tre anni con un amico americano ospite a casa mia. Mio figlio voleva giocare con lui ma il mio amico parlava solo inglese. Inizialmente si è rivolto a lui in polacco senza ottenere risposta ma dopo un paio di tentativi andati a vuoto ha deciso, in tutta autonomia, di provare con l'italiano. Anche nel secondo caso non ha avuto successo ma il suo tentativo di sfruttare le sue conoscenze linguistiche, pur considerando la sua età, è stato a dir poco sorprendente.
Capita spesso che i bambini mi chiedano come si dice in italiano... Questa è una domanda spesso dettata dalla pigrizia nel cercare la parola giusta preferendo scaricare a me lo sforzo. La mia risposta varia sempre fra «studia», «cerca nel vocabolario», «dimmelo tu» o «lo sai benissimo, ragiona». La tecnica si è spesso rivelata azzeccata in quanto nella maggior parte dei casi, dopo pochi secondi di riflessione, sono arrivati da soli alla risposta corretta.
Studio delle lingue straniere
Attualmente i miei figli studiano l'inglese a scuola con ottimi risultati e con una lieve maggior facilità d'apprendimento rispetto ai coetanei che sembra però aumentare con la crescita.
All'asilo nido, gli psicologi avevano sconsigliato la partecipazione alle lezioni di lingua inglese. Questo perché a quell'età era preferibile focalizzare gli sforzi del bambino verso il polacco e l'italiano. Una possibile eccezione ci sarebbe stata nel caso in cui i genitori parlassero fra di loro in inglese. In quel caso, avendo il bambino già un contatto quotidiano con una terza lingua, non sarebbe stato un problema. Nel nostro caso, essendo l'italiano la lingua parlata fra noi genitori, abbiamo concordato nell'evitare questo ulteriore sforzo posticipandolo all'asilo. A oggi concordiamo con la decisione presa.
Dalla settima classe, paragonabile alla seconda-terza media, mio figlio ha iniziato ad avere due ore alla settimana d'italiano. Pur trovandolo a tratti noioso, l'ho spinto a sfruttare questa possibilità migliorando la scrittura, ovvero la sua lacuna principale. Ovviamente ha ottenuto il massimo dei voti ma, dato il livello base, dubito abbia portato benefici alla sua formazione. Per lui sarebbero necessari dei corsi specifici alla stregua delle scuole italiane.
Bilinguismo ed errori dei genitori
Ho conosciuto parecchie coppie italo-polacche e ho notato trasgressioni alle regole pedagogiche che hanno purtroppo compromesso il potenziale bilinguismo dei loro figli.
Lo dico da italiano, la conoscenza sia della nostra lingua che del polacco come lingue madri può aprire molte porte. I nostri figli, da grandi, potranno sfruttare le loro conoscenze linguistiche sia a livello didattico che lavorativo soprattutto in un periodo in cui le lingue meno parlate sono sempre più richieste.
La più comune è quella dei genitori polacchi che hanno preferito usare solo l'italiano con i propri figli. In questo caso si è definitivamente persa la possibilità di far crescere il bambino bilingue perché il polacco verrà ormai trattata come lingua straniera.
Un altro errore è quello opposto, ovvero quello di utilizzare più lingue. Ad esempio un genitore che alterna l'italiano al polacco per aiutare il figlio alla comprensione. Questo genera confusione al bambino perché non riesce ad associare una lingua a una persona.
I migliori risultati li ho notati fra le coppie che hanno attuato rigidamente le regole già descritte. Conosco altre coppie italo-polacche e la crescita dei loro figli è del tutto speculare a quella dei nostri. Lo stesso riguarda le altre coppie madrelingua di altri paesi.
Situazione attuale
Adesso i miei figli si avvicinano all'età adolescenziale. Parlano correttamente sia l'italiano che il polacco, guardano la tv e leggono libri in entrambe le lingue. Il maggiore ha terminato l'ottava classe (alterego della terza media) come miglior studente della scuola, con risultati eccellenti e, soprattutto, con il 100% di punteggio in lingua inglese. Anche la minore ha sempre ottenuto ottimi voti senza particolari sforzi.
Chiaro che frequentando una normalissima scuola pubblica polacca con l'inglese come lingua straniera scrivano decisamente meglio in polacco. L'italiano viene comunque considerata come una lingua madre sebbene manca la conoscenza delle regole grammaticali tipiche di chi non ha affrontato la scuola italiana.
Nel programma scolastico elementare c'era anche l'italiano, con due ore di lezione settimanali. Il programma era però mirato ai bambini polacchi con nessuna conoscenza della lingua italiana. Nonostante l'impegno e la consapevolezza della brava insegnante, le due ore erano alquanto noiose in quanto non riteneva ci fosse qualcosa da imparare. Per questo, al liceo, ha preferito puntare sullo spagnolo come seconda lingua straniera.
Fra i fratelli, il polacco rimane la lingua utilizzata nelle conversazioni. Basta però una permanenza di alcune settimane in Italia per farli "switchare" completamente al punto da rendere l'italiano dominante anche nelle loro conversazioni. Posso affermare che, intorno ai 12 anni, i due sacchi accennati in precedenza si sono del tutto separati.