Adriano racconta la sua Polonia a ritmo di salsa

Adriano Jannacos, romano ma da qualche anno lontano dall'Italia, ci racconta la sua Polonia, quella di un paesino nell'Alta Slesia fra passeggiate fra i boschi e salsa cubana.

Tour guidati in Polonia

 

 

Ciao Adriano. Raccontaci un po’ di te

Sono nato a Roma nel ’91. Ho una triennale in Lettere, una magistrale in Antropologia Culturale e di professione insegno italiano, in proprio e in una scuola pubblica in Polonia.

Professore di giorno... istruttore di salsa cubana di sera, insieme alla mia dolce metà polacca! Insegnare ballo è la mia seconda grande passione, dopo le lingue. 

Mi piace scoprire il mondo, la natura (vivo in un bosco appena fuori un paesino in Silesia), meditare ed allenarmi. L’ultimo viaggio è stato in Africa e non vedo l’ora di tornarci!

 

Perché hai deciso di trasferirti in Polonia?

Era il 2018 ed ero appena tornato a Roma dopo un anno a Dresda in cerca di un posto nel mondo.

Avevo mandato CV in giro per l’Europa in cerca di un dottorato in Antropologia che unisse le mie due grandi passioni, lingue e ballo. Soltanto un professore di Cracovia mi rispose e mi convocò in Polonia.

Tuttavia, dopo nemmeno un mese, mi resi conto che avevo bisogno di più contatto con le persone sul posto di lavoro (e la paga non sarebbe stata granché). Mi trasferisco a Breslavia perché più vicina a Dresda (dove ancora viveva la mia attuale fidanzata) e terra abitata da cubani: ideale per iniziare ad insegnare salsa cubana.

Inizio a prendere certificati per l’insegnamento di lingue straniere in Polonia. Dopo un anno e mezzo, passo il periodo di pandemia a Dresda, per poi ritornare nel 2021 in Polonia, questa volta stabilmente e a Boruszowice, un piccolo villaggio a Sud della Polonia.

 

Qual è stato il tuo primo impatto quando hai visitato la Polonia per la prima volta?

Mi sono sempre voluto trasferire in Paesi caldi, ma nonostante questo la Polonia mi ha subito colpito positivamente. Strade pulite, persone che dicono quello che pensano, una propensione alla cura e al risparmio (probabilmente reazione al non tanto lontano Comunismo). E alla fine... non tanto freddo come dicono!

Ma soprattutto, i polacchi sono dei festaioli nati. Lavorando tanto, apprezzano il tempo libero. Le feste e (soprattutto) i matrimoni polacchi sono un’esperienza unica! Il primo impatto è stato positivamente scioccante, soprattutto perché non sapevo nemmeno cosa aspettarmi.

 

Come sono stati i primi mesi?

Il primo mese l’ho passato a Cracovia e poi un anno e mezzo a Breslavia, prima di trasferirmi qui dove sono ora. Ho trovato la Polonia accogliente sin dal primo momento.

C’era più sole del previsto, le macchine si fermavano prima delle strisce (a Roma impensabile) e i pierogi erano buonissimi (ancora non conoscevo la zupa grzybowa o il barszcz).

Mi mancavano perle architettoniche ad ogni angolo e colori caldi, ma sapevo che cercare Roma all’estero sarebbe stato uno sbaglio.

 

Come te la cavi con il polacco?

Dobrze! Lo parlo tutti i giorni a casa e a lavoro quindi col tempo e la giusta metodologia l’ho imparato in modo abbastanza soddisfacente.

Non mancano fraintendimenti quotidiani sia a casa che a lavoro, ma i polacchi si fanno una risata ed io me la rido con loro.

 

Raccontaci un po’ del tuo lavoro. Come hai iniziato? È stato difficile?

Quando mi sono ritrovato a Breslavia, sapendo che non volevo fare un dottorato, dovevo inventarmi qualcosa. Ho iniziato ad insegnare l’italiano in una scuola di lingua e lì ho capito perché fino a quel momento non avevo trovato il mio posto nel mondo: dovevo insegnare lingue!

Ho preso tutti i certificati necessari durante la pandemia, ho aperto la partita IVA (in Polonia ci sono molte agevolazioni, soprattutto all’inizio) e mi hanno assunto in una scuola pubblica. Qui non serve il concorso per diventare insegnante, sono semplicemente piaciuto.

Nel frattempo, ho continuato a studiare salsa cubana e ho deciso di convertire questa seconda passione in lavoro, insieme alla mia fidanzata.

La Polonia ha un po’ cambiato la mia idea di lavoro. Sono venuto cercando il posto fisso e mi ritrovo seminomade digitale a lavorare con il ballo.

 

Vivi a Boruszowice, un villaggio a Sud della Polonia. Com’è la realtà di un piccolo paese polacco?

Adriano Jannacos in montagna

Sicuramente molto diversa da un paese italiano. La prima cosa che risalta all’occhio è l’assenza del bar. In generale in Polonia non hanno né il culto della piazza né del caffè “da chiacchierata” al bancone. In un paese di mille abitanti come il mio, questa cosa si sente molto.

Tuttavia, essendoci molti boschi in Polonia, un numero elevato di paesi è costruito a diretto contatto con la foresta. E questo per me è un aspetto veramente positivo. Qui non trovi la chiacchiera in piazza o l’architettura medievale, bensì taverne in mezzo al bosco e vecchie casette in mattoni.

Un italiano direbbe che “non c’è niente da fare”. Dal nostro punto di vista, è vero. Qui la vita di paese (molto più di quella di città) si svolge dentro le mura domestiche più che fuori (ad eccezione delle feste paesane, simili alle nostre sagre).

 

Come ti trovi con i polacchi? Quali differenze noti a livello culturale?

Con i polacchi mi trovo benissimo. Come ho già detto, sono grandi festaioli ed estenuanti lavoratori. Non hanno la pausa pranzo e per questo molti negozi chiudono alle 17:00 o prima. Vanno a casa dopo il lavoro e mangiano l’obiadokolacja  (il pranzo-cena). Hanno l’abitudine di ringraziare dopo un pasto (non importa se sei religioso o no) e di prendersi cura delle cose proprie e dei rapporti interpersonali.

Non fanno giri di parole e parlano prosto z mostu (“direttamente dal ponte”, senza filtri e schietto). Il polacco può costruirti una casa, fare un grande sforzo, e alla fine ti dirà umilmente “spoko” – come fosse una cosa normale da fare. Si lamentano come noi romani, ma non hanno l’arroganza di pensare di essere i migliori del mondo.

Un aspetto che non mi piace è la generale tendenza a riempire i momenti vuoti della giornata con lavoro extra, che sia a casa o in giardino. Credo raramente si veda un polacco in vena del “dolce far niente”, anche se sono grandi fan dello stile di vita italiano!


Motivo per cui ho fondato Anthropolingua, un canale YouTube dove metto in evidenza somiglianze e differenze tra le due culture.

 

Quando ricevi ospiti dall’Italia, dove li porti?

Gli faccio assaggiare la mia vita polacca qui: li porto in caffetteria nella cittadina più vicina (lì hanno pure i cornetti!) e a fare passeggiate nel bosco dove abito.

Senza dubbio Breslavia e Cracovia sono due mete importantissime. La prima con i suoi gnomi e la seconda con il suo colore rosso e perfetto mix di modernità e storia.

Se avanza tempo, anche la miniera di sale Wieliczka e Auschwitz.

 

Qual è il tuo luogo polacco nel cuore?

Non credo di averne uno solo, ma sicuramente il bosco dove vivo è uno di questi. Sono molto legato anche a Breslavia, perché è lì che ho capito chi voglio essere nella vita.

È  una città che ti ricorda costantemente che puoi tornare bambino in ogni momento, mentre vai alla ricerca degli gnomi sparsi per la città.

 

Qual è il tuo rapporto con la natura polacca?

La natura è indispensabile per me. Sono cresciuto a Roma, ma tutti i weekend andavo dai miei nonni al mare. Il paesaggio qui è molto diverso da quello a cui ero abituato in Italia, ma a me piace molto passeggiare, non importa se lungo la spiaggia o in montagna.

La Polonia è ricca di boschi ancora più belli quando sono innevati al punto che sembra di essere in una fiaba.

 

Ti manca l’Italia? Torneresti?

L’Italia non mi manca. È uno dei Paesi più complessi e belli in Europa e ci torno volentieri in vacanza. Sono andato via in cerca di un futuro migliore e l’ho trovato. I

n Polonia c’è buon cibo, una società accogliente e la gente che, per quanto molto diversa da noi, fa per me.

Mi manca sempre di più il sole cocente di Roma, ma ricarico le pile ogni anno quando torno in vacanza. Non tornerei stabilmente perché la mia famiglia, i miei progetti e i miei sogni sono qui. 

 

Vuoi aggiungere tu qualcosa all’intervista?

La Polonia è un Paese complesso da descrivere, come ogni altra realtà. Non lo conosco bene e questa è solo la punta dell’iceberg.

Sei italiano e vivi in Polonia? Se vuoi raccontare la tua storia, contattami per un'intervista.

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